
Il tempo passa e l'oscurità continua a
muoversi, ho una candela nella scatola degli oggetti dimenticati,
l’accendo. La fiamma si muove con le ombre a contorno, ad applaudire. Taciturno
e pensieroso mi avvolgo nella coperta e attendo il sopraggiungere del tepore.
Non c’è internet, non c’è telefono, il frigorifero senza corrente è una grotta
nauseabonda, non c’è anima viva disposta ad uscire in strada e trovare una
soluzione, sono tutti fermi in attesa dei soccorsi. Non ricordo, gli ultimi
giorni li ho cancellati , cosa succede,
dove è finito il mondo? Cosa devo fare domani? Ho un lavoro, ma che
senso ha portarlo avanti, che senso ha raggiungere i risultati, la gente vaga
senza una meta, non parla nessuno, sono tutti isolati nei loro gusci a
protezione dei loro possedimenti. Arrivo fin sopra la montagna, da li scorgo il
mare, la miriade di case che hanno soppiantato la vegetazione, anni addietro
ridente, cumuli di immondizia ai bordi delle strade, l’orizzonte è offuscato da
una coltre grigia che impedisce allo sguardo di andare oltre, torno indietro,
casa dista qualche chilometro, devo andare a pescare altrimenti non saprei cosa
mangiare…
Quando mi sveglio riprendo fiato, è stato uno scenario apocalittico a
dipingersi in questo incubo, la descrizione che non ho potuto rappresentare è
l’impotenza della comunicazione, nelle persone che non avevano il coraggio di
alzare lo sguardo, che analizzavano cellulari esanimi, che vagavano persi
nell’impotenza di non poter più controllare la vita…persi in loro stessi, a
mirarsi allo specchio, indumenti pregiati, hanno smarrito la benché minima
voglia di capire.
Attonito continuo a
parlare, ascolto le risposte, e pacato
ne assecondo le voglie, mi dispiace che non vi sia possibilità di confronto, ma
solo la spasmodica voglia impositiva di esser vincitori, mentre il mondo si
perde in chiacchiere...torno ad ascoltare il suono dimenticato nello spazio tempo.