sabato 29 ottobre 2011

Come nella danza della pioggia


Le due ruote in questi giorni sono di moda, al centro dell’attenzione, e quindi ieri approfittando del calore del sole, ho inebriato le narici del profumo del vento, per un lasso temporale necessario ad assorbire le estenuanti quanto inutili attività lavorative, troppo spesso concentrate sul nulla. Sono un romantico dell’utilità delle operazioni, non riesco a valutare positivamente la ripetitività che non porta già dall’origine, palesemente, a nessun risultato. Non faccio la spalla all’esercito di esseri volti a trascinare le azioni perché istruiti a farlo, ed è per questa latente anticonvenzionalità che mi trovo spesso a discutere con argomentazioni così estranee al prestabilito. La dicitura affibbiata, è quella del polemico ad oltranza, e forse ne sono un tantino condizionato, tanto da auto censurarmi, ma qui non c’è un contraddittorio vis à vis e quindi posso concedermi la licenza.
Mi sono immerso in me stesso, languido, puro, essenza…ho urtato lo sguardo, il mio spirito indagatore, da bambino pulito…felice di quel me stesso, contento del contorno.
Agito la parola, articolo il linguaggio per comunicare, gesticolo tra la folla, cerco di attirare l’attenzione, sembrano tutti automi volti a far trascorrere il tempo e non al viverlo. Presi tra mille problemi quotidiani, scorriamo senza accorgercene verso la fine, facendo passare quell’intervallo per alcuni dono, per taluni sofferenza. Vorrei tornare ad usare il normografo per dipingere ogni lettera, per dare importanza ad ogni particolare, riscoprire l’antico, quello nascosto, quello celato con abilità, in un “mondo determinato dove nulla è determinabile” per la complessità dei suoi elementi…mi siedo, e alla fine di una giornata pennellata, la notte è protagonista, e da comprimario alzo lo sguardo al cielo stellato, ruoto su me stesso più volte…le vertigini mi avvolgono, naufragando i pensieri in una grossa risata.   

10 commenti:

  1. bello e condivisibile soprattutto l'ultimo paragrafo del tuo pensiero...

    RispondiElimina
  2. Una risata ci seppellirà? ... o forse siamoi già morti dal ridere?

    RispondiElimina
  3. Mark ti voglio ringraziare per il pensiero sentito che hai avuto nei confronti della mia Provincia. Qua a Sarzana non è accaduto praticamente niente, a parte nelle zone prossime al fiume, dove dei nostri amici invece hanno avuto la casa invasa dall'acqua. Spero che i miei concittadini imparino da questa tragedia. Già lo scorso anno ne avevamo avuto un anticipo, sinceramente ho paura che se non si provvede in tempo, siamo a rischio di danni ulteriori.
    Un bacio. Sara

    RispondiElimina
  4. Quella tentazione a volte, di questi tempi, certo viene anche ad altri ...

    RispondiElimina
  5. Condivido la tua attenzione sulle piccole cose , sulle piccole storie: siamo distolti dal clamore e dal superfluo che è diventato indispensabile...quanto mi piacerebbe che si diventasse consapevoli.. è arrivata la stagione della potatura.

    RispondiElimina
  6. credo sia impossibile essere sempre consapevoli del tempo che si spreca.

    forse è davvero necessario il tempo sprecato, per consentirci di apprezzare quello utile.

    RispondiElimina
  7. Per viverlo,il tempo,per gustarne la bellezza e l'importanza,abbiamo bisogno forse di tornare più spesso bambini,di sentire il vento fra i capelli,la terra umida sotto i piedi.Invece corriamo senza arrivare parliamo senza ascoltatori,lavoriamo a un non lavoro.
    Io sto imparando,a fatica,a girarmi più spesso indietro,a fermarmi,qualche volta.
    Ciao.

    RispondiElimina
  8. A volte capita anche a me, e ovviamente anch'io vengo considerato un "polemico", però ho imparato che è meglio non essere troppo estremi nel giudicare gli altri (e anche se stessi).
    Sì, una bella risata (non solo alla fine della giornata) è sempre opportuna ;-)

    RispondiElimina
  9. io passo per ringraziarti dei tuoi passaggi quando guarirò con il braccio ho un mucchio di cose da raccontare un kiss da chi si è sposata da poco!

    RispondiElimina
  10. Azz, forte il "normografo. Beh, la folla è impersonale per definizione, attirarne l'attenzione va bene solo se vuoi dominarla, altrimenti ti impiccano al pennone. E se uno va diritto verso il vuoto vuol dire che è lì che deve andare, l'importante è che non ci trascini anche me.

    RispondiElimina

La critica è ben accetta perchè aiuta questo spazio nella crescita e nella trasformazione