Correva l'anno 1986/1987 giù di li, in un campetto improvvisato per l'occasione si disputava un incontro tra amici, o meglio, quelle interminabili partitelle che avevano inizio al pomeriggio e terminavano al calar del sole. Il tutto proseguiva nella sua assurda normalità tra gol, discussioni e falli. Tra di noi un ragazzo di colore, Cris, che per l'età la stazza e le sue innate doti calcistiche non poteva segnare e superare il centrocampo, in più portava con se un cimelio....il pallone di cuoio...che per noi abituati al Supersantos o il Tango ...era qualcosa di indescrivibile, come accarezzare la lampada di Aladino. Ad un certo punto si avvicina Antonio, il terrore del quartiere, un ragazzino problematico che facendo leva sulla forza e i fidi scudieri imponeva la sua legge, l'irruzione fu devastante come un calcio tra le palle...ad alta voce e con fare spocchioso interruppe la partita e disse..." Ehi!...tu NEGRO, famme giocà!"....il silenzio calò nel campo nella fase concitata del gioco ed io per di più imbufalito per una sconfitta che si stava propinando...di impeto ed inconsciamente dissi...."Ehi!...tu BIANCO, non cè rompe i coioni che stamo a gioca!"...si avvicinò a me senza timori di sorta, ma ormai privo di autocontrollo assestai una serie di pugni sul volto che gli fecero sanguinare il naso e il labbro...Cris triste e sconsolato, si allontanò poco dopo.
Per settimane con il terrore delle ritorsioni e del senso di rivalsa che animava Antonio mi sentivo perso, ma ormai la voce si era sparsa e con essa era svanita la fama, ero diventato colui che aveva picchiato il "Boss", e dovevo esserne fiero....invece mi sentivo uno schifo perché ero un BIANCO come lui.
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