Avevo scritto questo post in un momento di trasporto, gettato li, tra le maglie della rete, poi per il mio maldestro utilizzo del PC ne ho cancellato una gran parte...preso dalla rabbia ho abbandonato tutto. Riprendere il senso non è facile, ci provo.
Le vittime cruente di altri paesi, occupano le pagine secondarie delle notizie, perché nella loro valutazione generale non regalano quel riscontro mediatico necessario per darne larga e seria diffusione. A lasciarmi allibito, sono quelle riguardanti la morte di bambini, anime ancor non contaminate dalle loro culture. L'unica distinzione riguarda la definizione, ovvero "vittime nostre" per quelle della nostra nazione, e "non nostre" per tutto il resto.
Quel "non nostro", mi da una sensazione di non appartenenza, come un fatto che non fa parte di noi, e l'indignazione e le urla per la stessa morte nel nostro paese, sono oltremodo enfatizzate. Qual'è la differenza tra quel "nostro" e quel "non nostro", non sono figli di questo mondo? L'informazione come le vite umane, non le si può cavalcare a seconda delle dislogazioni territoriali, la globalizzazione non può e non deve essere solo un rapporto economico, gli uomini non sono prodotti, la terra non è un supermercato, gli Stati Uniti non sono il Dio personificato, l'occidente non è il portatore sano della verità........"oggi non si può pensare di continuare a tenere povera una grande parte del mondo per rendere la nostra sempre più ricca. Prima o poi, in una forma o in un altra, il conto ci verrà presentato. O dagli uomini o dalla natura stessa"...questo diceva un certo Tiziano Terzani, e in fondo è quello che penso anch'io.
Nessun commento:
Posta un commento
La critica è ben accetta perchè aiuta questo spazio nella crescita e nella trasformazione