Passeggiando tra le vie di Roma, nulla sembra mutato, il solito caos, i soliti monumenti, le solite storie, eppure entrando nel tessuto umano di questa vecchia e stanca città, noto molti cambiamenti. Nella millenaria storia, e nel suo intrecciare di stili, vedo una società che molti non accettano, o meglio in molti non accettano nel privato delle loro mura, lontani da orecchie e sguardi indiscreti, perché quelle stesse persone tra i loro simili, ed immersi nelle discussioni del quotidiano ostentano idee liberiste ed antirazziste, covando in grembo il germe dell'odio e dell'ostilità verso coloro che giudicano usurpatori dei lori diritti, non accettando il dato inconfutabile, la colonizzazione a macchia d'olio che il paese intero e Roma nello specifico sta attraversando.
Aldilà delle considerazioni culturali e meramente personali, mi pongo un interrogativo, questa è una città sempre più cosmopolita o sempre più divisa?
Le domande sono lecite, le soluzioni molteplici, anche se le applicazioni materiali scarseggino, però c'è qualcosa che mi fa sperare, mentre in compagnia di una coppia di amici con bambino al seguito ci trovavamo in uno di quei giardinetti pubblici con spazi attrezzati per i più piccoli, che ai miei tempi non esistevano (eppur non mi sento così vecchio).
Osservando i genitori, ho visto diverse etnie per lo più circoscritte nei loro spazi virtuali a dialogare tra loro, mentre con grande gioia ed incontenibile trasporto i piccoli completamente indifferenti alle diseguaglianze trasmettevano la loro voglia di giocare, la loro spensieratezza e la irrefrenabile voglia di scoprire e scoprirsi.
Questo è il sogno da realizzare, e se riescono a farlo i bambini con un po d'impegno riusciremo anche noi.
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